Il Consiglio di Stato è stato obbligato da un’apposita commissione a recapitare ad area dei documenti ufficiali d’interesse pubblico. Al giornalista che ne ha fatto richiesta vengono però fatturati quasi 500 franchi.
Una piccola, ignobile, rivalsa. Una minuzia, se vogliamo, ma che la dice lunga sulla predisposizione alla trasparenza e alla libertà di stampa del Consiglio di Stato del Canton Ticino. Che prima fa di tutto per non dare accesso a dei documenti ufficiali. Poi, una volta obbligato a farlo, si vendica fatturando spese per quasi 500 franchi a chi ne ha legittimamente fatto richiesta.
L’oggetto della contesa sono i rapporti annuali del Controllo cantonale delle finanze (CCF), organo amministrativo superiore del Cantone in materia di controllo finanziario. Il CCF ha un ruolo tutt’altro che marginale per il buon funzionamento dello Stato: verifica i suoi conti e il suo bilancio ed esegue revisioni dei vari servizi dell’amministrazione cantonale o di enti esterni designati dal Governo; può inoltre eseguire dei mandati speciali, assegnati dal Governo stesso o dalla Commissione gestione e finanze del Gran Consiglio...
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