In Liguria, ma non solo, i lavoratori protestano contro il transito di navi della più grande compagnia marittima israeliana. Il rischio è che trasportino mezzi militari destinati ad alimentare il massacro in corso a Gaza.
Ancora una volta i camalli dicono no alla logistica della guerra. Stamattina all’alba, diversi lavoratori, di concerto con alcune associazioni, hanno iniziato un presidio di protesta al valico portuale di San Benigno. Nel mirino vi è la sede italiana della Zim Integrated Shipping Services (ZIM), la grande compagnia marittima israeliana che si è messa a disposizione per trasportare armi verso lo Stato ebraico. La mobilitazione dei portuali liguri, che raccoglie l’appello lanciato lo scorso 16 ottobre dai sindacati palestinesi per “smettere di armare Israele”, non è l’unica: azioni di questo tipo sono in corso anche in altri Paesi, in Europa, Nord America e in Australia. Ne abbiamo parlato a Genova con uno dei protagonisti di questo movimento.
Qualche giorno fa siamo scesi sotto la Lanterna per un reportage sulla logistica internazionale e il gigantismo navale, guidato dalla multinazionale svizzera Mediterranean Shipping Company [MSC]. Ne abbiamo approfittato per incontrare José Nivoi, referente Mare e Porti del sindacato USB e portavoce del CALP, il collettivo autonomo lavoratori portuali che da anni si batte contro il transito di armamenti dallo scalo ligure. “Abbiamo raccolto un testimone che non era mai stato perduto, quello lasciato dai portuali genovesi che bloccavano le armi americane dirette in Vietnam”, racconta il sindacalista davanti ad un meritato aperitivo. La giornata è stata intensa per entrambi...
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